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Arginina e recupero della erezione dopo interventi

Usi dell'arginina

RECUPERO DELLA EREZIONE DOPO INTERVENTI PELVICI DI CHIRURGIA MAGGIORE
(Prostatectomia radicale laparoscopica robotica, Cistectomia radicale )



L'intervento di chirurgia pelvica (prostatectomia radicale , cistectomia radicale ) è un intervento che può interessare la potenza sessuale.
Molti uomini non sono preoccupati dalle possibili complicanze di questo intervento , complicanze come il deficit erettile , altri (specie quelli più giovani e con vita di relazione ancora attiva ) ,invece lo sono e cercano centri di chirurgia dove si effettuano interventi mininvasivi con l'intento di conservare erezione e continenza.

Molti sono i dubbi che essi hanno e molte le domande che pongono agli urologi...eccone una completa carrellata che aprirà una finestra di chiarezza su quella che è la prostatectomia radicale , ma sopratutto su quelle che sono le conseguenze di tale intervento.

Che cosa mi verrà asportato durante la prostatectomia radicale?

Piccola ghiandola, grande problema.
la prostata somiglia ad una castagna la cui base è attaccata alla vescica ed è attraversata per tutta la sua lunghezza dall’uretra (il condotto che trasporta l’urina dalla vescica verso l’esterno) per emergere dal suo apice.
La parte più bassa dell’addome termina in una specie di imbuto le cui pareti sono formate dalle ossa del bacino e dal pube. La prostata si trova incuneata nel fondo di questo imbuto. Sopra la prostata si trova la vescica urinaria come se stesse appoggiata sulla sua testa.
Ci sono varie tecniche per togliere la prostata.
La metofica con il taglio che parte poco sotto l’ombelico e si prolunga sino al pube.
Questo tipo di intervento prende il nome di prostatectomia radicale retropubica open in quanto la prostata viene tolta passando dietro il pube.
Ci sono dei pazienti che hanno un osso pubico molto “alto’. Questo può rendere l’asportazione della prostata attraverso questa via molto difficoltosa. Per questo motivo alcuni chirurghi preferiscono quindi asportare la prostata passando ‘dal basso”, cioè praticando un taglio sul pavimento muscolare che chiude in basso l’imbuto di cui si parlava prima e sul quale la prostata sta appoggiata. Tale pavimento, che è localizzato tra l’ano ed i testicoli, prende il nome di “perineo” e l’intervento chirurgico che prevede di fare il “taglio” in questa zona si chiama “prostatectomia radicale perineale open ’
In alcuni centri altamente specializzati da alcuni anni è in uso la laparoscopia.
L’intervento, chiamato ‘prostatectomia laparoscopica” , consente di asportare la prostata praticando 4 “buchi” sulla parte bassa dell’addome.
L’intervento chirurgico finalizzato ad asportare un cancro prostatico viene definito “prostatectomia radicale” in quanto prevede l’asportazione completa della prostata e di alcuni organuli che con essa contraggono stretti rapporti e nei quali il tumore può facilmente diffondersi: le vescicole seminali (due piccoli serbatoi ripieni di un liquido che serve per diluire lo sperma nel momento in cui attraversa la prostata) e le ampolle deferenziali, nome che viene dato all’ultimo tratto di un lungo canale che trasporta gli spermatozoi dal testicolo alla prostata (detto dotto deferente) prima di entrare nella prostata.
La prostata normalmente ha il compito di produrre un liquido che serve a diluire gli spermatozoi.
Dentro la prostata vi sono 2 piccoli canali chiamati “dotti ciaculatori” (che sono la continuazione delle ampolle deferenziali): gli spermatozoi, prima di fuoriuscire dal pene durante l’eiaculazione, passano attraverso la prostata dentro questi canali e vengono diluiti dal liquido prodotto dalla prostata.
Dopo un intervento di prostatectomia radicale quindi il paziente non vedrà più fuoriuscire lo sperma dal meato uretrale durante l’eiaculazione poiché il canale di trasporto degli spermatozoi provenienti dal testicolo risulta interrotto e gli organi che normalmente producono il liquido di diluizione degli spermatozoi (prostata e vescicole seminali) sono stati completamente asportati.

2. Che differenza c’è tra l’intervento che si fa per il cancro alla prostata e quello che si fa quando la prostata è ingrandita ma in modo “benigno?
L’intervento per cancro alla prostata (prostatectomia radicale) consiste nell’asportare tutta la prostata ed è pertanto un’operazione più lunga e molto più impegnativa di quella che si esegue quando la prostata è solo “ingrossata” ma non vi è un tumore maligno. Quest’ultima condizione viene chiamata “adenoma prostatico’ o iperplasia o0 ipertrofia prostatica"
I pazienti non devono allarmarsi quando sentono il termine “adenoma” poiché si tratta di una situazione quasi normale che si ritrova almeno nel 70% degli uomini dopo i 50 e che in molti casi può essere la causa di quei fastidiosi problemi ad urinare che portano gli uomini a dire:

“ho la prostata’ !!!!

L’intervento che si fa nei casi di adenoma prostatico consiste solo nell’asportare una parte della prostata (cioè l’adenoma, che si sviluppa di solito al centro della ghiandola), lasciando invece intatta la restante parte .
Questo tipo di prostatectomia viene quindi definita “non radicale” e normalmente non provoca impotenza sessuale.
L’unico problema che provoca l’asportazione della prostata benigna è la cosiddetta “eiaculazione retrograda”:
durante l’eiaculazione, lo sperma va ad accumularsi nel “buco” che si è formato nella prostata dopo aver tolto l’adenoma ed anziché essere espulso fuori dal pene refluisce in vescica e verrà poi eliminato durante la minzione assieme all’urina.



3. Quali complicanze provocherà nella mia sessualità l’intervento?...ovvero ..si può fare sesso dopo interventi sulla prostata in particolare la prostatectomia radicale ? ovvero .....non vedo più uscire lo sperma con l'orgasmo....
Per i motivi esposti al punto 2, dopo un intervento di prostatectomia radicale il paziente non vedrà più fuoriuscire lo sperma dal meato uretrale durante l’eiaculazione poiché il canale di trasporto degli spermatozoi provenienti dal testicolo risulta interrotto e gli organi che normalmente producono il liquido di diluizione degli spermatozoi (prostata e vescicole seminali) sono stati completamente asportati.
La metà circa dei pazienti lamenterà una certa riduzione del senso di piacere durante l’orgasmo . I motivi per cui questo accade sono ancora poco conosciuti.
La sensazione che si prova quando si eiacula rimane invariata ma non si vedrà più fuoriuscire nessun liquido all’esterno, cioè l’eiaculazione sarà completamente “secca’
Dopo la prostatectomia radicale il paziente sarà quindi sterile (cioè incapace di avere figli in modo naturale). Poiché però i testicoli mantengono la capacità di produrre spermatozoi normali, risulta in teoria possibile procreare con alcuni tipi di tecniche di fecondazione assistita” che prevedano il prelievo di spermatozoi dal testicolo.
L’intervento di prostatectomia radicale provocherà un’impotenza sessuale* permanente nella quasi totalità dei casi a meno che non possa essere eseguita con una tecnica particolare di cui si parlerà al punto 4 ed 8 e che consente di risparmiare i nervi dell’erezione.
Il desiderio sessuale è regolato dagli ormoni sessuali maschili, essenzialmente il testosterone (prodotto dai testicoli). Dal momento che i livelli di testosterone rimangono normali dopo l’intervento, il desiderio sessuale rimane inalterato.

4. Perché la prostatectomia radicale può fare diventare impotenti?
Affinché il pene possa avere un’erezione devono verificarsi 4 condizioni:

1. Deve esserci un buon desiderio sessuale. Lo stress abbassa il desiderio sessuale : questo dipende dalla presenza di una quantità sufficiente di ormoni sessuali ma è anche molto influenzato dallo stato psicologico del soggetto (quando si è molto stressati, il desiderio sessuale si abbassa).

2. La “stimolazione sessuale” (ad esempio la vista di una donna nuda) deve essere trasmessa dal cervello fino al pene (o meglio alle sue arterie) attraverso dei nervi speciali (chiamati” nervi dell’erezione”) che si comportano come dei fili elettrici che conducono la corrente.

3. Le arterie del pene, una volta “stimolate” dai nervi, devono dilatarsi in modo sufficiente a fare arrivare abbastanza sangue all’interno del pene, per riempire una struttura “spugnosa” (paragonabile alla “camera d’aria” in una ruota). La struttura spugnosa è a sua volta rivestita da un tenace involucro esterno che può essere paragonato al “copertone” di una ruota. Man mano che il sangue fluisce al pene, la camera d’aria si distende ed il copertone si gonfia fino al punto in cui, grazie
alla sua notevole elasticità, non è più in grado di espandersi ma avrà raggiunto una notevole consistenza. In effetti quando il pene è completamente in erezione ha la stessa consistenza di una ruota gonfiata al massimo .

4. Le vene, che normalmente permettono al sangue di uscire dal pene quando quest’ultimo non è in stato di erezione, devono chiudersi completamente alfine di intrappolare il sangue e garantire così il mantenimento dell’erezione per tutta la durata del rapporto sessuale. Le vene sono paragonabili a dei “buchi” nella camera d’aria e nelcopertone che vengono progressivamente chiusi man mano che la camera d’aria e il copertone si gonfiano.

A cosa è dovuta l'impotenza sessuale ?
L’impotenza sessuale potrà dunque essere dovuta a 4 cause:
1. Manca il desiderio sessuale =non ci sono abbastanza ormoni oppure il paziente ha qualche blocco psicologico.
2. I fili elettrici non portano la corrente al pene =sono stati danneggiati i nervi dell’erezione.
3. Non arriva abbastanza sangue al pene =le arterie si sono chiuse (arteriosclerosi).
4. lI pene non riesce ad intrappolare il sangue =le vene non si chiudono bene.

L’impotenza da prostatectomia radicale è principalmente dovuta al danneggiamento dei fili elettrici (nervi dell’erezione): questi, poco prima di arrivare al pene, passano infatti molto vicini alla prostata (uno per ciascun lato di essa).
Il chirurgo, a meno che non utilizzi una tecnica chirurgica particolare (di cui si parlerà più avanti), quasi inevitabilmente li taglia” completamente durante l’intervento. La sezione completa di entrambi i nervi dell’erezione comporta, in teoria, un’impotenza sessuale nel 100°/o dei casi. Le arterie che portano il sangue al pene di solito sono lontane dalla prostata e quindi non possono essere danneggiate durante l’intervento.


È vero che c’è un tipo di intervento che permette di mantenere la potenza sessuale?
Sì, è possibile fare un intervento che riduce il rischio di impotenza. Questo intervento viene chiamato “prostatectomia radicale con risparmio dei nervi” (nerve sparing) perché permette di ”salvare” i nervi dell’erezione che, come abbiamo detto, sono i fili elettrici che collegano “il cervello” al pene e sono essenziali per la potenza sessuale.
L’intervento chirurgico consisterà pertanto nel separare accuratamente i nervi dell’erezione dalla prostata prima di asportarla. Dal momento che i nervi sono strutture molto piccole e delicate, il chirurgo deve fare attenzione non solo a non tagliarli ma anche a non sottoporli a trazioni anche minime che potrebbero esitare in un danno permanente. Anche l’utilizzo del “coagulatore elettrico” per fermare le emorragie nelle vicinanze dei nervi può determinare facilmente lesioni permanenti ai nervi. Queste considerazioni fanno capire quanto difficile possa essere talvolta eseguire un intervento con successo anche da parte di un chirurgo esperto.
Tutti e 3 i tipi di intervento che si utilizzano oggi per togliere la prostata, cioè quello per via retropubica, per via perineale e per via laparoscopica, possono essere effettuati applicando una tecnica di risparmio dei nervi.



Perché non si può sempre fare l’intervento con il risparmIo dei nervi?...ovvero quando è sconsigliato l'intervento di rimozione della ghiandola con risparmio dei nervi ?
L’intervento con risparmio dei nervi non si deve fare quando esiste una forte possibilità che il tumore abbia incominciato a mettere le radici al di fuori della prostata. Poiché i nervi decorrono “attaccati” alla prostata, per risparmiarli occorre che anche il tessuto che circonda immediatamente la prostata venga risparmiato e ciò espone al rischio di non asportare completamente il tumore.
Come abbiamo già ricordato, non è possibile sapere con certezza prima dell’intervento se il tumore è tutto compreso all’interno della prostata oppure se si è già esteso al di fuori della prostata. Si possono però fare delle previsioni molto accurate utilizzando i risultati degli esami che vengono fatti prima dell’intervento e che sono:
1. lI valore di PSA: più alto è il valore del PSA e maggiore è la probabilità che il tumore sia più diffuso.
2. lI risultato della biopsia della prostata, che ci dice quanto maligne sono le cellule tumorali e che viene espresso con un punteggio che può variare da un minimo di 3-4 (quando il tumore è “poco maligno”) ad un massimo di 9-10 (che esprime un tumore “molto maligno”).
Alcune volte, soprattutto se il tumore è stato riscontrato solo da una parte della prostata, il chirurgo può tentare di risparmiare uno dei due nervi, cioè quello che passa vicino alla porzione di prostata dove non è stato trovato il tumore.
3. L’aspetto che la prostata assume all’esplorazione rettale: un tumore che non si sente con il dito esploratore sarà più probabilmente ancora tutto contenuto all’interno della prostata rispetto ad un tumore che si presenta come un nodo duro sporgente dalla prostata.
Possiamo dire, in linea generale, che la maggior parte degli urologi non sono propensi a salvare i nervi dell’erezione (perché hanno paura che il tumore sia uscito dalla
prostata) nei seguenti casi:
1. Quando il PSA supera i 15 ng/ml.
2. Quando il patologo che ha esaminato al microscopio la biopsia gli ha dato un “punteggio di gravità” superiore a 7.
3. Quando l’urologo ha sentito con il dito un nodo duro che sporgeva dalla superficie della prostata.

Che probabilità di riuscita ha l’intervento con il risparmio dei nervi?
La probabilità di recuperare l’erezione spontanea dopo prostatectomia radicale eseguita con l’intenzione di risparmiare i nervi dell’erezione può variare molto in base al centro urologico in cui viene fatta ed al tipo di esperienza del chirurgo da reparto a reparto.
Confrontando i risultati che sono stati pubblicati negli anni piò recenti, quasi tutti provenienti da centri americani molto qualificati, possiamo però dire a grandi linee che non più del 50% dei pazienti cui sono stati risparmiati i nervi durante un intervento eseguito utilizzando la via retropubica (che è quella oggi più utilizzata) riuscirà a recuperare un’erezione spontanea .
Se viene risparmiato un solo nervo, la probabilità di recuperare erezioni spontanee si riduce ulteriormente di un 25%. Neanche il chirurgo più bravo al mondo può onestamente garantire al paziente il recupero dell’erezione spontanea dopo un intervento con risparmio dei nervi.
Certamente un chirurgo con alle spalle una vasta esperienza di questo tipo di intervento potrà offrire maggiori garanzie di un altro che abbia meno familiarità con questo tipo di tecnica. I risultati ottenuti sia con la tecnica laparoscopica che con quella “perineale” sono più o meno uguali a quelli della tecnica retropubica per quanto riguarda la percentuale di successo nel risparmio dei nervi .

Perché l’intervento con il risparmio dei nervi così spesso fallisce?
Ci sono almeno 3 motivi per cui un intervento eseguito con il risparmio dei nervi può fallire in un caso su due:

1. lI chirurgo. Certamente un chirurgo con alle spalle una vasta esperienza di questo tipo di intervento potrà offrire maggiori garanzie di un altro con meno esperienza. Sembra però che ci siano dei fattori che non dipendono solo dal chirurgo.

2. Qualcuno nasce con le arterie “maIformate’ Precedentemente abbiamo già parlato del fatto che almeno in 1 paziente su 10 le arterie che portano il sangue al pene passano molto vicino alla prostata e sono quindi facilmente danneggiabili durante l’intervento. Ne deriva, quindi, che anche se i nervi sono perfettamente integri, il paziente diventa impotente perché non arriverà abbastanza sangue al pene.

3. La teoria della ruota sgonfia. I nervi sono strutture molto delicate ed anche quando siano stati accuratamente salvati durante l’intervento per molti mesi (talvolta anche 1 o 2 anni) non funzioneranno perché si trovano in una specie di “stato di shock’ Dal momento che se i nervi non funzionano il pene non può avere erezioni, ne risulterà che tutti i pazienti attraverseranno dopo l’intervento un periodo più o meno lungo di impotenza completa. Riprendendo il concetto secondo il quale il pene può essere paragonato ad un copertone con una camera d’aria, possiamo dire che per diversi mesi dopo l’intervento I pene si trova ad essere come una ruota sgonfia.
Questo lungo periodo di inattività risulta essere molto dannoso per il pene poiché si è visto che l’erezione è il mezzo con cui il pene, ricevendo una grande quantità
di sangue ossigenato, si mantiene funzionante. Questa “ossigenazione” del pene avviene soprattutto durante il sonno, quando I pene va incontro a 4 o 5 episodi di erezione, ciascuno della durata di circa 10-20 minuti.
L’assenza completa di erezioni, e quindi anche di quelle notturne, per diversi mesi provoca nel pene uno stato di carenza cronica di ossigeno con gravi danni alla sua struttura. Ne deriva che quando, dopo alcuni mesi, i nervi guariscono ed incominciano a funzionare, il pene non riesce più ad andare in erezione perché non riesce più ad intrappolare il sangue proveniente dalle arterie.
Si comporta cioè come una ruota che, essendo rimasta sgonfia per molto tempo, non riesce più a trattenere l’aria perché la camera d’aria o il copertone hanno perso la loro elasticità e quindi non sono più a tenuta.
L’unico modo per prevenire questi danni irreversibili al pene è quello di iniziare subito dopo l’intervento ad utilizzare dei farmaci o dei dispositivi in grado di provocare delle erezioni.
Questa “ginnastica” cui viene sottoposto il pene prende il nome di RIABILITAZIONE DELL’EREZIONE, ed ha lo scopo di supplire all’assenza delle erezioni notturne che si verifica inevitabilmente subito dopo l’intervento di prostatectomia radicale.

Che rischio ho di rimanere impotente se i nervi non possono essere salvati durante l’intervento?
Se l’intervento di prostatectomia radicale viene effettuato senza utilizzare la tecnica di risparmio dei nervi, il paziente deve tenere presente che la probabilità di non riuscire a recuperare l’erezione spontanea è quasi del 100 % .
In uno studio , dopo l’intervento a 67 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale senza il risparmio dei nervi in nessuno c'è stato recupero della capacità di avere erezioni spontanee cioè senza l’ausilio di alcuna terapia.

Se dovessi rimanere impotente dopo l’intervento, ci sono delle terapie che mi permetteranno ancora di avere erezioni?
Quando non è stato possibile risparmiare i nervi dell’erezione, l’impotenza sessuale deve essere considerata definitiva. Esistono però almeno 3 tipi di terapie, in Italia, che consentono, con percentuali di successo variabili, di avere delle erezioni sufficienti per poter riprendere l’attività sessuale:

1) I farmaci orali sono a base di sildenafil, tadalafil e vardenafil.
2) Le iniezioni nel pene di una sostanza chiamata prostaglandina E hanno invece un’elevata percentuale di successo. Funzionano in circa 180 % dei pazienti impotenti dopo prostatectomia radicale anche se non sono stati risparmiati i nervi .
3) lI cosiddetto “VACULJM” (che letteralmente significa “dispositivo che fa il vuoto”) è uno strumento di forma cilindrica che si applica al pene, in grado di provocare un’erezione artificiale attraverso l’aspirazione dell’aria nel cilindro (da cui deriva il termine, spesso utilizzato dai pazienti, di “pompetta”). Dopo un breve periodo di apprendimento del suo funzionamento, consente di ottenere erezioni valide in un’elevata percentuale dei casi, anche dell’80 %

E' importante ricordare che nessuna di queste terapie può essere considerata curativa, nel senso che il paziente dovrà sempre ricorrere ad esse ogni qualvolta vorrà avere un’erezione. Esiste poi un quarto tipo di terapia, l’intervento chirurgico con il quale viene inserita una “protesi” di silicone che consente di solito di ottenere un’erezione sufficiente per un rapporto sessuale nel 100°/o dei casi.

Il chirurgo mi ha detto che è riuscito a risparmiare i nervi dell’erezione... Adesso quanto devo aspettare perché ritornino le erezioni?
Dopo un intervento effettuato risparmiando i nervi potrebbero trascorrere anche alcuni mesi prima che avvenga il recupero della funzione erettile. La velocità di recupero può dipendere anche dall’età: i pazienti più giovani (con meno di 55 anni) recuperano in genere prima di quelli con più anni. Il paziente deve tenere presente che, in alcuni casi, è possibile assistere al ritorno dell’erezione spontanea fino a 2 anni dall’intervento! Tale è infatti il tempo necessario perché i nervi guariscano dal “trauma” cui inevitabilmente vanno incontro durante le manovre chirurgiche.

Posso fare qualcosa per facilitare il ritorno dell’erezione?
Per facilitare il ritorno delle erezioni viene oggi caldamente consigliato di eseguire il cosiddetto “RIPRISTINO DELL’EREZIONE’ E una specie di “ginnastica” che si fa fare al pene e che consiste nel mandarlo periodicamente in erezione utilizzando dei farmaci o delle terapie in grado di stimolare l’erezione.

In che cosa consiste la “riabilitazione” dell’erezione?
“Riabilitare” l’erezione significa allenare il pene ad avere delle erezioni già a partire dall’immediato periodo post-intervento. Poiché le erezioni spontanee sono assenti in questo periodo, è necessario fare un uso regolare di quegli stessi farmaci o dispositivi che normalmente si utilizzano in caso di impotenza per avere erezioni.
“Stimolare” le erezioni durante i primi mesi dopo l’intervento serve ad aumentare le probabilità che i “nervi” guariscano, e quindi, in altre parole, aumentare le ‘chances” di riuscita dell’intervento, Il paziente potrà scegliere o i farmaci orali, oppure le iniezioni nel pene od ancora il vacuum, poiché tutte e 3 queste terapie si sono dimostrate efficaci nel facilitare il ritorno dell’erezione dopo una prostatectomia radicale in cui siano stati risparmiati i nervi.
1. Farmaci orali
Sono un gruppo di farmaci che condividono lo stesso meccanismo d’azione. Sono risultati molto efficaci come terapia dell’impotenza sessuale di tutti i tipi. L’idea di utilizzare questi farmaci per facilitare il ritorno delle erezioni dopo l’intervento di prostatectomia radicale deriva dall’osservazione che essi sono in grado di aumentare la durata ed il numero di erezioni che si verificano durante il sonno. Perché questi farmaci funzionino è necessario che vi sia un’adeguata stimolazione sessuale.
Per quanto riguarda il dosaggio e le modalità di utilizzo di questi farmaci si raccomanda di seguire le indicazioni prescritte dal medico curante.
Di corredo a questi farmaci , molto utile anche perchè funziona da ricostitutente , è l'arginina ad alti dosaggi. L'arginina è il precursore dell'ossido nitrico , sostanza "consumata " nella erezione. Servono alti dosaggi , almeno 5 mg al giorno. Il rapporto qualità prezzo fa di TOTARGIN BUSTINE , un valido complemento alla altre terapia per il recupero della integrità psicofisica provata dall'intervento e come adiuvante al recupero della erezione.
Studi osservazionali stanno validando l'uso dell'associazione di prodotti naturali (taurina, damiana, maca, tribulus...... VIRAXUM) , come adiuvanti al recupero della erezione . Al momento ci sono buone premesse, che ne estenderanno l'uso , cosi come avvenuto per il defici erettile , anche nel post operatorio di interventi di chirurgia pelvica.

2 . Iniezioni nel pene
Il farmaco a base dì prostaglandina E è acquistabile in farmacia solo con la ricetta di uno specialista urologo o andrologo che dichiari che al paziente è stato insegnato come farsi le iniezioni. Sia la preparazione del farmaco che l’apprendimento della tecnica di autoiniezione sono molto semplici. Per molti pazienti è sufficiente vederlo fare una volta dallo specialista. La dose di farmaco da iniettare è quella minima sufficiente per avere un’erezione “accettabiIe’
Si incomincia di solito con una dose bassa (5 microg) per poi aumentarla fino ad un massimo di 20 microg.
E buona norma eseguire 3 iniezioni distribuite nell’arco della settimana.
Dal momento che il farmaco è in grado di mandare il pene in erezione anche in assenza di una stimolazione sessuale, l’iniezione può essere fatta in qualsiasi momento della giornata. L’erezione comparirà solitamente entro 10 minuti e non dovrebbe protrarsi per più di 1 o 2 ore. Il paziente può in questo caso utilizzare l’erezione ottenuta per l’attività sessuale se lo desidera.
3. Il “VACUUM DEVICE ”, significa etteralmente “dispositivo che fa il vuoto”
È consigliabile utilizzarlo tutti i giorni se possibile. Se si desidera solo fare la ‘ginnastica del pene”, allora non è necessario applicare l’anello. In caso contrario, l’apposito anello consentirà al paziente di ottenere un’erezione che si mantiene per avere un rapporto sessuale. Con un utilizzo corretto dello strumento si possono ottenere erezioni valide per la penetrazione sessuale in più dell’80% dei casi.

Quando conviene iniziare la terapia?
Si suggerisce di iniziare la terapia il prima possibile, subito dopo la rimozione del catetere che avviene di solito dopo 15 giorni.

Potrò avere rapporti sessuali mentre faccio la riabilitazione dell’erezione?
L’attività sessuale non solo può essere ripresa non appena il paziente se la sente, ma è anzi caldamente consigliata in quanto rappresenta la migliore forma di ginnastica per il pene oltre che essere un ottimo incentivo per l’assunzione della terapia. Alcuni pazienti riferiscono rapporti sessuali già dopo il primo mese dall’intervento.

Quanto tempo deve durare la riabilitazione dell’erezIone?
Terapia riabilitativa dovrebbe, in teoria, essere proseguita sino a quando il paziente non ha recuperato la capacità di avere erezioni spontanee che siano sufficienti avere un rapporto sessuale soddisfacente.

La riabilitazione dell’erezione può avere degli effetti collaterali?
I farmaci orali sono controindicati in modo assoluto nei pazienti cardiopatici che fanno uso di derivati a base di nitroglicerina. Spetta comunque sempre e solo al medico decidere se il paziente li può assumere. Il loro utilizzo è altrimenti assolutamente sicuro e con scarsi effetti collaterali.
Le iniezioni nel pene possono provocare in alcuni pazienti un’erezione dolorosa oppure raramente una erezione che si prolunga per molte ore. Quest’ultima evenienza può creare dei danni al pene e va notificata subito allo specialista (che nella maggior parte dei casi risolve il problema semplicemente iniettando nel pene un altro farmaco oppure aspirando un po’ di sangue dal pene stesso: entrambe queste manovre riescono di solito a far ritornare il pene allo stato di flaccidità).
L’utilizzo del vacuum può provocare modica dolorabilità nel momento in cui il pene va in erezione per effetto del vuoto. Il posizionamento ed il mantenimento dell’anello di plastica alla base del pene (che serve se si vuole mantenere l’erezione per avere un rapporto sessuale) potrà altresì risultare un po’ fastidiosa.

Che rischi corro per l’erezione se non faccio la riabilitazione?
La riabilitazione dell’erezione è in grado di dare la massima garanzia di recupero dell’erezione spontanea dopo un intervento di prostatectomia radicale eseguito con il risparmio dei nervi.
Non a caso, i migliori risultati in assoluto di recupero dell’erezione sono stati ottenuti in un centro americano dove tutti i pazienti avevano ricevuto precise istruzioni su come eseguire un programma riabilitativo.
Anche un intervento di prostatectomia radicale eseguito a regola d’arte può fallire nel risparmio dell’erezione e il paziente non ha la pazienza di eseguire la ginnastica del pene subito dopo l’intervento. Il motivo è già stato spiegato : durante il periodo post-operatorio le erezioni, (soprattutto quelle notturne), sono assenti, il pene subisce, a causa della sua scarsa ossigenazione, dei danni tali da impedirgli di unzionare una volta che i nervi siano guariti.
Recentemente è stato dimostrato che i farmaci orali sono efficaci nel favorire a ripresa dell’erezione dopo intervento di prostatectomia radicale eseguita con risparmio dei nervi dell’erezione. Uno studio di recente pubblicazione ha evidenziato come il 71°/o dei pazienti sottoposti ad intervento aveva migliorato l’erezione dopo assunzione di tadalafil ed un 50 % di essi era riuscito ad espletare un rapporto sessuale .
Le iniezioni nel pene sono anch’esse efficaci nel favorire il recupero dell’erezione dopo chirurgia , anche se i pazienti tendono ad accordare una maggiore preferenza ai farmaci orali.

Se le erezioni spontanee non riprendessero dopo la riabilitazione, cosa posso fare?
Se l’erezione spontanea non ritorna entro1 o 2 anni dall’intervento, è molto difficile che questo si possa verificare in futuro. Il paziente deve accettare il fatto che, se vuole ancora avere un’attività sessuale, dovrà sempre fare uso di una qualche forma di terapia. Tuttavia, bisogna ricordare che in questi casi, (contrariamente a quanto succede dopo un intervento in cui non sono stati risparmiati i nervi), i farmaci orali sono molto efficaci .
Dal momento, poi, che per poter funzionare necessitano di” nervi dell’erezione” funzionanti, la loro massima efficacia si potrà solo avere quando i nervi hanno recuperato la loro funzione, cioè i o 2 anni dopo l’intervento. Pertanto, se il farmaco non avesse funzionato una prima volta, si consiglia di:
1.. Assicurarsi di averlo assunto alla dose massima (cioè i compressa da 100 mg per siIdenafil e da 20 mg per tadalafil e vardenafil).
2. Riprovare ad assumerlo dopo che siano trascorsi almeno 1 o 2 anni dall’intervento. Qualora anche i farmaci orali fossero inefficaci, occorre prendere in considerazione le iniezioni nel pene, il vacuum oppure l’intervento chirurgico di posizionamento di una protesi peniena.

Mi è stato fatto l’intervento senza poter risparmiare i nervi dell’erezione. Esistono probabilità che possano ritornare le erezioni?
Se l’intervento è stato effettuato senza risparmiare i nervi dell’erezione, il ritorno dell’erezione spontanea è molto difficile per non dire quasi impossibile.

Se i nervi non sono stati risparmiati, possono funzionare i farmaci orali?
Affinché i farmaci orali possano funzionare, i nervi dell’erezione devono essere integri.
Ciò non si verifica dopo un intervento eseguito senza risparmiare i nervi.
Per tale motivo i farmaci orali sono poco efficaci in questo caso. Nella nostra esperienza abbiamo notato che circa un 10 % dei pazienti riesce ad ottenere un' erezione aver assunto questi farmaci, per cui si consiglia ugualmente di provarli.

Quali terapie sono efficaci per ottenere un’erezione dopo un intervento senza risparmio dei nervi?
Esistono 3 tipi di trattamenti per l’impotenza che si possono utilizzare con successo anche quando i nervi dell’erezione non funzionano:

  • iniezioni nel pene
  • vacuum
  • l’intervento chirurgico di protesi peniena.


Quale di queste terapie è la più efficace quando i nervi dell’erezione non funzionano?
Le iniezioni hanno una percentuale di successo dell’80°/o. I pazienti di solito le preferiscono al vacuum. La “puntura” nel pene è quasi sempre indolore mentre l’erezione può essere talvolta fastidiosa. Vacuum è poco utilizzato in Italia mentre va molto di moda nei Paesi anglosassoni. Se il paziente lo utilizza correttamente ed è molto motivato allora le percentuali di successo possono essere anche dell’80°/o. A pagina 26 viene mostrato un modello di vacuum e le sue modalità di funzionamento. L’intervento di protesi peniena è l’unica terapia che può garantire un’erezione nel 100°/o dei casi. Non solo, è anche quella che dà il massimo grado di soddisfazione paziente secondo un recente studio americano (97). Il fatto che richieda un altro intervento chirurgico, per quanto semplice possa essere, rende molti pazienti riluttanti nella scelta.

Quando posso Incominciare ad utilizzare una terapia per avere erezioni dopo un intervento dove non sono stati risparmiati i nervi?
Anche dopo un intervento eseguito senza salvare i nervi, la terapia dell’erezione va iniziata il più presto possibile!
Andrebbe fatta anche se il paziente non ha ancora pensato di riprendere l’attività sessuale. Si è infatti visto che le iniezioni sono molto efficaci (80 % di successo) solo se vengono iniziate entro i 3 mesi dall’intervento chirurgico, mentre dopo tale periodo la loro percentuale di successo scende al 40% .
Quindi, anche dopo un intervento eseguito senza risparmiare i nervi è consigliabile fare una sorta di “riabilitazione”, non tanto nella speranza di riprendere le erezioni spontanee (che abbiamo spiegato non essere possibile), quanto per far sì che il farmaco non perda ‘efficacia. Il pene, lasciato per molto tempo “inattivo” dopo ‘intervento, subisce danni tali alle sue strutture (dovuti sempre alla scarsa ossigenazione) che anche terapie come le iniezioni nel pene od il vacuum risultano inefficaci.

Se invece scelgo l’intervento chirurgico di protesi peniena, quando Io posso fare?
L’intervento chirurgico di protesi peniena può essere effettuato in qualsiasi momento dopo a prostatectomia radicale. Qualcuno ha addirittura proposto di inserire una protesi peniena già durante l’intervento alla prostata. Si suggerisce comunque al paziente di provare prima tutte le terapie non chirurgiche (farmaci orali, iniezioni, vacuum) e di indirizzarsi per l’intervento solo se queste ultime risultino non soddisfacenti.








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